LA STORIA DI ANDREA - 28 anni

La paura di contaminarsi

Da circa tre anni soffrivo di un grave disturbo ossessivo-compulsivo. La mia mente era ossessionata dall'idea di potermi contagiare.
All'inizio, la malattia che più temevo era la sifilide, poi divenne l’AIDS  e successivamente furono alcuni tipi di cancro, quelli che immaginavo più devastanti e dolorosi.
Il nonno e mia madre erano morti a causa di tali malattie e non mi riusciva difficile immaginare come sarebbe stato.

DOC caso

L’idea ossessiva  compariva spesso ed in modo intrusivo, a volte a seguito dì banali stimoli, come sfiorare qualcuno per la strada, altre volte, invece, quando rientravo in casa, anche in assenza di stimoli; bastava solo il ricordo di aver toccato qualcosa di contaminato durante il giorno.
Ricordo che quando si manifestava l’idea ossessiva di essere stato contaminato, mi assaliva un’ansia incontenibile e iniziavo a pensare: “ecco ora sono seduto su una sedia e sto toccando un libro che sicuramente avrà toccato qualcuno che è passato in biblioteca poco fa, e se fosse stato malato? Ora certamente sarò stato contagiato anch’io, mi ammalerò e sarà la fine!”
L'immagine che mi turbava di più era l’immagine del mio corpo disfatto dal male.
Ogni volta che iniziavo a pensare a cosa sarebbe accaduto di grave, sentivo il bisogno di lavarmi ripetutamente, compulsivamente, più e più volte, anche per molte ore. Ero arrivato ad evitare molte situazioni capaci di suscitare l’idea ed il timore del contagio, come andare al cinema, a lezione, in biblioteca, a teatro, in metropolitana, ma ancor più debilitanti evitare di toccare i sanitari anche del mio bagno personale. Prima e dopo l’utilizzarlo dovevo sottoporre tutto lo spazio ad un’accurata pulizia con prodotti che a volte mi corrodevano anche la pelle.
Spesso avevo bisogno dell’aiuto di Sara, la mia fidanzata, sia a causa degli evitamenti sia dei lavaggi; gli chiedevo, soprattutto, di controllare se avevo eseguito bene i lavaggi.
Pur essendo critico nei confronti dei miei timori che consideravo esagerati ed anche dannosi, il disturbo minava gravemente la qualità della mia vita, imprigionandomi in una rete inestricabile di evitamenti e lavaggi, e rovinava anche la vita della mia fidanzata.
Mi sforzavo continuamente di contrastare l'intrusione dei pensieri, ma senza successo. Cercavo anche di bloccare le ruminazioni ed i rituali, ma anche in questo caso, senza alcun risultato.

Decisi di rivolgermi ad uno specialista e fui sottoposto a tre colloqui di valutazione e ad una sessione di test. Mi fu detto che servivano a comprendere il disagio che manifestavo e la mia personalità. L’idea che qualcuno non mi etichettasse come il classico “ossessivo” mi predispose ad accogliere il percorso proposto con più fiducia. Sentivo che al di là dei miei rituali, dei miei evitamenti, c’era qualcuno che cercava di capire le motivazioni dei miei comportamenti. Fu questa la chiave per riuscire ad uscire dal problema.
Fu un percorso duro e a volte anche doloroso ma ora sono felice di averlo percorso insieme a qualcuno che ha saputo guidarmi fuori dal problema. L’unico rammarico è di non averlo iniziato prima!

 

Nomi e luoghi sono stati modificati. L'immagine è puramente rappresentativa.